Milizia

Breve istoriato sulle origini

 

Secondo quanto tramandato da generazioni in generazioni fino ai nostri giorni, sebbene non esista un documento al riguardo, la fondazione della Milizia avvenne a seguito di un voto di uno o più cittadini Leontichesi che, quali partecipanti alla campagna napoleonica in Russia, fecero il 28 novembre 1812 in occasione della tristemente famosa battaglia della Beresina.
Riassumiamo in breve quanto successe.
Il trattato concluso nel 1803 con la Francia, obbligava la Svizzera a fornire a Napoleone un contingente di 16000 soldati, suddivisi in quattro reggimenti. A partire dal 1805 iniziò il reclutamento. Fra i primi arruolati troviamo ilfuc. Bisana Giovanni di Leontica Nell’ottobre del 1809 fu reclutato anche il Leontichese Giuseppe Gianella nel III. reggimento. Il prezzo d’ingaggio variava da tre a cinque Luigi d’Oro.  Nei primi mesi dell’anno 1812, lungo le rive dell’Elba erano pronti 53000 soldati, 15000 cavalli e 1300 cannoni. Fra loro circa 9000 svizzeri, ripartiti in 12 battaglioni, al comando del generale di divisione Merle. Il 24 giugno 1812, attraversando il confine, aveva inizio la Campagna di Russia. Mentre Napoleone con circa 300000 uomini puntavano direttamente su Mosca, che raggiunse durante il mese d’agosto, il II. corpo d’armata con gli Svizzeri doveva proteggere il fianco sinistro della Grande Armata. Le diverse battaglie, specialmente quella di Polotzk del 18 ottobre, divennero famose per il coraggio e la bravura dimostrati ma anche per le perdite subite dal contingente svizzero. Iniziò in seguito la disastrosa ritirata, e i resti della Grande Armata si ricongiunsero all’inizio di novembre. I Russi avevano però nel frattempo occupato i ponti sul fiume Beresina impedendo la ritirata delle truppe francesi. Napoleone, con false manovre, riuscì a distogliere l’attenzione dell’avversario dal vero punto in cui avrebbero poi in seguito attraversato il fiume. Fu così possibile costruire i tre ponti nei pressi di Studienki. La sera del 27 novembre le prime truppe, fra cui gli Svizzeri poterono attraversare e prendere posizione sulla sponda destra allo scopo di proteggere il passaggio del rimanente dell’esercito. “La notte passò tristemente”, raccontarono poi i sopravvissuti, “la temperatura era scesa a 15 gradi sotto lo zero, nevicava fittamente e non vi fu alcuna distribuzione di viveri. Gli uomini si sdraiavano sulla neve appoggiando la testa sui sacchi e tenendo il fucile fra le braccia, gli ufficiali si appoggiavano agli alberi vegliando per prevenire ogni sorpresa, mentre le sentinelle russe si trovavano a soli 50 passi. Non appena spuntata l’alba furono segnalate nella vicina foresta numerose colonne russe che avevano probabilmente ricevuto l’ordine di attaccarci e di rigettarci nel fiume mentre si sentiva un tuonare formidabile d’artiglieria e gli urrà dei russi che avanzano a grandi masse. La neve cadeva cosi fitta che a trenta passi non si distingueva più alcun oggetto”. I quattro reggimenti erano ridotti a meno di duemila uomini, i quali prima dell’attacco giurarono di combattere fino alla fine senza occuparsi dei feriti, come già i loro antenati a Laupen e al Morgarten avevano fatto. Intonarono un antico salmo svizzero: “La nostra vita è simile al viaggio del pellegrino nella notte”, e poi si lanciarono con impeto contro le file russe. Secondo la tradizione fu proprio in quei terribili momenti che i nostri concittadini fecero il voto. La battaglia durò tutta la giornata del 28 novembre, terminate le munizioni si attaccava l’avversario alla baionetta, ma a quale prezzo di vite umane che cadevano sulla neve rossa di sangue. Gli Svizzeri formavano, si può dire, la chiave delle posizioni francesi. Ma le stesse posizioni furono saldamente tenute fino a notte tarda, dopo di ché si procedette all’appello nominale. Solo 300 Svizzeri risposero presente, fra i quali un centinaio erano feriti, più di mille uomini mancavano. Alle otto del mattino del 28 novembre i ponti furono distrutti, ma i soldati in grado di combattere erano riusciti a passare il fiume, mentre purtroppo molti feriti e ritardatari furono abbandonati al loro destino sull’altra sponda. Come molti storici affermarono, la resa della Grande Armata fu evitata in gran parte grazie al valore dei miseri resti dei reggimenti svizzeri. Ora, ci si può chiedere se altri Leontichesi, oltre al già citato Giuseppe Gianella presero parte alla campagna di Russia?
L’abbandono durante la ritirata dei carri con i documenti dell’amministrazione, oltre all’incendio dell’archivio comunale di Leontica nel 1940, dove in oltre andarono persi la maggior parte degli equipaggiamenti originali, lasceranno probabilmente questa domanda senza una valida risposta.

(Ricerca effettuata da Ivo Gianora in occasione del 100.esimo anniversario della bandiera della nostra milizia)
Sempre secondo la tradizione, giunti alle loro case, I nostri bleniesi mantennero il voto fatto. Ad Aquila istituirono la Milizia della Madonna del Rosario, a Leontica la Milizia di S. Giovanni Battista; a Ponto Valentino, la Milizia della Madonna del Carmine.

Canto della Beresina

Thomas Legler  1782 – 1835 (Glarona)  canto scritto il 28 novembre 1812 sulle rive del Fiume Beresina

 

La nostra vita è come il viaggio

di un viandante nella notte;

ognuno ha sul suo cammino

qualcosa che gli dà pena.

 

Ma, inattese, innanzi a noi

calan la notte e l’oscurità,

e l’oppresso allor ritrova

consolazione nella sua pena.

 

Coraggio, coraggio, cari fratelli,

cessate le paurose angosce;

domani sorgerà il sole

così gentile nel cielo.

 

E allora andiamo avanti;

non ritiratevi scoraggiati!

Oltre ad ogni lontana altura

Ci aspetta ancora la fortuna.

 

 

Das Berezina-Lied

 

Unser Leben gleicht der Reise

Eines Wandrers in der Nacht;

Jeder hat in seinem Gleise

Etwas, das ihm Kummer macht.

 

Aber unerwartet schwindet

Vor uns Nacht und Dunkelheit,

Und der Schwergedrückte findet

Linderung in seinem Leid.

 

Mutig, mutig, liebe Brüder,

Gebt das bange Sorgen auf;

Morgen steigt die Sonne wieder

Freundlich an dem Himmel auf.

 

Darum laßt uns weitergehen;

Weichet nicht verzagt zurück!

Hinter jenen fernen Höhen

Wartet unser noch ein Glück

 

 

Le chant de la Bérézina

 

Notre vie est un voyage

Dans l’hiver et dans la nuit,

Nous cherchons notre passage

Sous un ciel où rien ne luit.

 

La souffrance est le bagage

Qui meurtrit nos reins courbés;

Dans la plaine aux vents sauvages

Combien sont déjà tombés!

 

Dans la plaine aux vents sauvages

La neige les a couverts.

Notre vie est un voyage

Dans la nuit et l’hiver.

 

Demain la fin du voyage,

Le repos après l’effort,

La patrie et le village,

Le printemps, l’espoir – la mort!

 

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